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Festa di San Francesco Patrono d’Italia, Gianni Nuti sindaco di Aosta accende la lampada votiva (foto)

Non è mancato il ricordo delle vittime della tragedia di Mestre e il messaggio di Papa Francesco. Sarà la Regione Sicilia il prossimo anno ad offrire l'olio

Una mattinata piena di sole ha dato il via alle celebrazioni per la festa di San Francesco di Assisi. Nella solennità del Santo patrono d’Italia è il sindaco di Aosta Gianni Nuti ad accendere la lampada votiva al santo in nome di tutti gli italiani. (Continua dopo la foto)

Festa di San Francesco Patrono d'Italia, Gianni Nuti sindaco di Aosta accende la lampada votiva (foto) 2

Non è mancato a sorpresa il saluto di Papa Francesco, nel giorno dell’apertura del Sinodo. “Caro fratello, grazie tante per la tua e-mail… Ti invio un caloroso saluto a te e ai Frati riuniti e ai fedeli e Amministratori della Valle d’Aosta riuniti ad Assisi. Prego per voi, per favore fallo per me. Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco”. Il messaggio, letto dal custode fra Marco Moroni e fatto recapitare tramite un biglietto autografo, intende omaggiare i pellegrini della Valle d’Aosta. (Continua dopo la foto)

Festa di San Francesco Patrono d'Italia, Gianni Nuti sindaco di Aosta accende la lampada votiva (foto) 4

Durante la celebrazione eucaristica anche i doni che i pellegrini provenienti dalla Valle d’Aosta hanno offerto al Sacro Convento di San Francesco in Assisi.

La Regione autonoma Valle d’Aosta ha donato una copia ristampata del Messale di Challant. La pubblicazione è una copia del grande Messale festivo della Collegiata aostana dei santi Pietro e Orso (cod. 43): un imponente manoscritto che il priore Georges de Challant fece realizzare nel primo decennio del Cinquecento, a conclusione dell’importante campagna di adeguamento di quella chiesa e degli edifici annessi ai gusti artistici del tempo. Il fac-simile a stampa è stato realizzato nel 1993 in seguito al restauro del codice originale promosso dalla Regione autonoma Valle d’Aosta.

La Regione ha offerto anche un cesto realizzato dall’artigiana valdostana Nella Pardi con la tecnica dell’intreccio “vannerie” contenente dei prodotti enogastronomici della Regione.

Il Comune di Aosta dal canto suo ha regalato al Sacro Convento un’anfora in gres bianco chamottato. Realizzata dall’artista valdostano Fabio Cornaz, la foggiatura è eseguita manualmente al tornio. L’anfora ha contenuto l’olio di oliva, acquistato da un’azienda di Assisi dalla lunga tradizione nella lavorazione delle olive, utilizzato per alimentare la Lampada dei Comuni d’Italia che arde nella cripta, dinanzi alla Tomba di San Francesco.

Il Consorzio degli Enti locali della Valle d’Aosta ha donato al Sacro Convento una casula artigianale realizzata dalla cooperativa femminile Lou Dzeut di Champorcher utilizzando la ‘teila de meison’, il tessuto che un tempo veniva prodotta in proprio dalle famiglie per realizzare corredi per la casa e per la persona.

Infine, la Diocesi di Aosta ha offerto al Sacro Convento il contributo per il restauro di una cartagloria dell’anno 1645 con raffigurazione dell’ultima cena attribuita all’artista Bonaventura Bisi detto il Pittorino. Le cartaglorie sono tre tabelle che, prima della riforma liturgica attuata in seguito al Concilio Ecumenico Vaticano II, erano poste sull’altare e riportavano alcune orazioni invariabili della S. Messa secondo il rito romano.

L’omelia di Mons. Franco Lovignana. “Nella vita di San Francesco ha preso forma il Vangelo appena proclamato. Egli ha ricevuto la rivelazione del Padre con il cuore semplice di un bambino, prendendo alla lettera, ma non ingenuamente, tutte le parole di Gesù e abbracciando la vita evangelica, fatta di mitezza, povertà, castità e itineranza. Per questo ha ricevuto da Cristo ‘l’ultimo sigillo’, le stimmate. Come già l’Apostolo, Francesco ha posto al centro della sua esperienza la croce di Cristo. L’incontro con il Crocifisso lo ha portato ad abbandonare il vecchio mondo per entrare nella nuova creazione, iniziata con la morte di Gesù. Per questo Francesco volle rimanere piccolo davanti a Dio e ai fratelli, per essere come Cristo e non vantarsi se non della sua croce! La piccolezza dell’umiltà e della mitezza è, per lui, feritoia per conoscere Cristo e i misteri del Regno e, per la sua missione di annunciatore del Vangelo, trasparenza della luce e dell’amore di Dio per gli uomini.
Dalla Pasqua c’è una nuova creazione in gestazione dentro alle viscere della storia e san Francesco si è fatto levatrice della speranza cristiana che attende e lavora per questo mondo nuovo, secondo il cuore di Dio. La sua testimonianza raggiunge anche gli uomini di oggi che faticano nella ricerca di una pace possibile tra le persone, tra i popoli, con il creato. Per Francesco la radice della pace è Cristo. La base del nuovo mondo è la fede in Gesù che diventa dialogo, accoglienza e carità”.

“San Francesco – continua Mons. Lovignana – ci fa capire che la pace ha a che fare con il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato, a partire dalle persone umane, che siamo chiamati a custodire e proteggere. Oggi forse ci inviterebbe a pensare al bambino che deve nascere, all’anziano e al malato che hanno bisogno di cura e di accompagnamento, al lavoratore che chiede dignità e sicurezza, al migrante che ha bisogno di accoglienza, alle famiglie che chiedono riconoscimento sociale e sostegno. Non c’è custodia del creato, non c’è conversione ecologica se non vi si include anche l’essere umano e il rispetto della sua dignità e delle sue coordinate creaturali, la sua natura, iscritta nel suo corpo e nel suo spirito”.

“Il raggio si allarga fino ad abbracciare tutte le creature. Il Santo Padre, nell’Enciclica Laudato sì (n. 66), ricorda che secondo Genesi le tre relazioni fondamentali che caratterizzano l’esistenza umana – con Dio, con il prossimo e con la terra – sono sconvolte dal peccato dell’uomo, cioè dall’«avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate». Continua il Papa: «Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19). Per questo è significativo che l’armonia che San Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura». Rimettere a posto la relazione fondamentale con Dio significa rimettere a posto anche le relazioni con il prossimo e con la creazione. L’uomo, la donna che credono in Dio, che amano Dio, – conclude l’omelia – che fanno esperienza di Lui non possono non aprirsi a sentimenti di fraternità universale e prendersi cura del prossimo e della casa comune che è la creazione che Dio ci ha affidato”.

I francescani e tutte le autorità civili e religiose hanno anche ricordato le vittime della tragedia di Mestre di martedì 3 ottobre.

Terminata la messa, è il suono delle chiarine di Assisi ad aprire al discorso delle autorità civili e religiose. E proprio dalla piazza della Basilica di San Francesco parte ancora una volta il messaggio di pace della città Serafica rivolto a tutti i cittadini italiani e non solo.

Sono intervenuti fra Carlos Trovarelli, OFMConv, ministro generale e 119° successore di san Francesco per i Frati Minori Conventuali, il sottosegretario Alfredo Mantovano, a nome del Presidente del Consiglio, il Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Renzo Testolin, il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno Mons. Domenico Sorrentino e il Sindaco della Città serafica Stefania Proietti.

Nei discorsi dalla loggia del Sacro Convento alle ore 11,30, Alfredo Mantovano ha anzitutto trasmesso il cordoglio del Presidente del Consiglio e del Governo per l’incidente di Mestre. ha poi aggiunto a proposito della festa del Patrono d’Italia: “La figura di S. Francesco è centrale oggi, come lo è stata otto secoli fa: se perdiamo di vista San Francesco non cancelliamo solo un esempio di vita e di fede; cancelliamo il motivo dell’originalità italiana, la nostra fisionomia e il nostro contributo nel mondo […] In vista del prossimo centenario, San Francesco va individuato come un rinnovatore di vita per il vecchio Continente, e una speranza per chi ne incontrerà la figura in ogni angolo del mondo. Il Governo italiano, d’intesa col comitato e con tutte le amministrazioni interessate, per quanto di sua competenza, farà quanto possibile perché questa speranza si manifesti”.

“Celebrando la solennità di San Francesco d’Assisi – ha dichiarato fra Carlos Trovarelli, OFMConv, ministro generale dei Frati Minori Conventuali – ci rendiamo conto non solo della sua santità, che è un dono per tutta la Chiesa, ma anche del suo essere fratello e guida per quanti cercano con sincerità di costruire un mondo nuovo, più giusto, più fraterno, più rispettoso della dignità e della libertà di ogni essere umano”.

“La nostra piccola regione alpina e autonoma – ha detto il presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta Renzo Testolin parlando dalla loggia del Sacro Convento – è molto riconoscente per questa presenza qui ad Assisi. La storia del nostro popolo si è profondamente intrecciata con la presenza francescana nel nostro territorio, tanto che il Convento dei Cordeliers, Frati minori conventuali, fondato nel 1352 che sorgeva nel cuore della città di Aosta, ha ospitato fino al Settecento le sedute dei più importanti organi di autogoverno locali, cioè l’Assemblea degli Stati generali e il Conseil des Commis. La culla dell’autonomia valdostana è stata dunque a lungo custodita nella casa della famiglia francescana. E ora questa eredità spirituale francescana fa parte della nostra identità caratterizzata dal rispetto della Natura e del Creato e dell’attenzione ai bisogni dei più fragili e dei meno fortunati”.

“La solennità di San Francesco di Assisi è una festa molto sentita da tutti ma soprattutto dagli umbri”. Questo il commento della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, intervistata prima della celebrazione.

Il prossimo anno sarà la Regione Sicilia ad offrire l’olio per la lampada votiva in onore del Santo di Assisi.

Foto: Redazione gruppo editoriale Assisi News – Umbria Social e Rivista San Francesco


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