È stato rinvenuto nei giorni scorsi un altro frammento del meteorite di San Valentino, finito sul pavimento di un’abitazione di Matera il 14 febbraio scorso. Il reperto è stato trovato grazie ad un magnete da Silvia Padilla e Pierluigi Cox dell’associazione ternana astrofili.
È, per consistenza, il più grande (intorno ai dieci grammi all’incirca) tra i 100 di dimensioni diverse raccolti – per complessivi 70 grammi – che vanno da pochi micron a due-tre grammi. Gli esperti hanno annunciato un iter di analisi e di indagine che durerà un anno e coinvolgerà organismi scientifici nazionali e internazionali.
I frammenti sono stati poi trasferiti presso i Laboratori del Gran Sasso, per misurare gli isotopi. Seguiranno le indagini petrografiche e di microscopia ottica ed elettronica. Coinvolta anche la Open University (Inghiterra) per le indagini con isotopi a ossigeno. La certificazione dell’organismo internazionale giungerà a conclusione dell’analisi dei risultati.
“È una storia pazzesca – commentano i due astrofili nella pagina ufficiale di Umbria Skywatching – che inizia la mattina di venerdì scorso, con una news letta al volo al cellulare, una decisione affrettata, e un viaggio di svariate ore per raggiungere, sabato mattina, i volontari accorsi in aiuto del progetto PRISMA per cercare i frammenti del bolide. Già qualche mese fa, quando è stata segnalata la possibile caduta di un bolide in Molise, eravamo quasi decisi a partire ma abbiamo poi desistito per l’impegno (economico e fisico) richiesto da una simile impresa. In effetti quella volta non fu trovato purtroppo nulla, per via del fatto che la zona di probabile caduta era boschiva e impervia. Stavolta però non abbiamo resistito”.
“C’erano tutte le premesse per un possibile ritrovamento – continuano i due astrofili ternani – la zona di probabile caduta era stata infatti calcolata a nord di Matera, all’interno di un ellisse di 8 km² di superficie pianeggiante, estesa completamente su campi in una stagione in cui non ci sono coltivazioni attive, quindi un eventuale frammento sarebbe stato facilmente visibile senza essere coperto dalla vegetazione. Si, la superficie da controllare era tanta, tuttavia il più delle volte un bolide non arriva intero al terreno ma subisce svariate frammentazioni in pezzi più piccoli, che possono subire deviazioni di traiettoria cadendo in più punti anche abbastanza distanti tra loro. La speranza era quindi quella di trovare almeno un punto di caduta dei frammenti. Inoltre non nascondiamo che l’elemento che più di tutti ha determinato la nostra scelta di partire è proprio la data in cui il bolide è caduto: la notte di San Valentino. È un dato – concludono Silvia Padilla e Pierluigi Cox – che non ha alcuna rilevanza dal punto di vista scientifico, ma noi siamo esseri umani, ci piace sognare, e il nostro sogno una volta appresa la notizia, era quello di portare nella nostra città, Terni, città di San Valentino, un pezzo del meteorite di San Valentino”.
Foto: Umbria Skywatching
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