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Restituiti al Museo Archeologico dell’Umbria oltre duemila reperti archeologici recuperati dai Carabinieri

I reperti, di eccezionale valore storico, erano parte di un traffico internazionale smantellato grazie all'indagine "ACHEI" coordinata dalla Procura di Crotone

Lo scorso 25 marzo, il Comandante del Gruppo Carabinieri TPC di Roma, accompagnato dal Comandante del Nucleo Carabinieri TPC di Cosenza, ha restituito al Direttore del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria oltre duemila reperti archeologici di straordinario valore storico, tra cui oggetti italici, etruschi, greci e magnogreci. Questi reperti erano stati recuperati nell’ambito dell’indagine “ACHEI”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone.

L’evento si è svolto alla presenza di numerose autorità, tra cui il Capo Dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale del MiC, il Direttore Generale Musei del MiC, il Comandante della Legione Carabinieri “Umbria”, il Comandante del Comando Provinciale Carabinieri di Perugia, il Direttore Regionale dei Musei Nazionali di Perugia e il Soprintendente ABAP per l’Umbria, insieme ad altre autorità civili, militari e religiose della provincia e della città.

I reperti restituiti, di rilevante valore storico, culturale ed economico, appartenevano all’Italia centrale e al territorio umbro. Sono stati recuperati grazie a un’indagine complessa condotta dai Carabinieri del Nucleo TPC di Cosenza, che hanno scoperto un vasto traffico di beni archeologici italiani, con ramificazioni internazionali in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia.

Le indagini, condotte tra maggio 2017 e luglio 2018, hanno portato alla luce i sistematici saccheggi operati da diverse bande di “tombaroli” che, organizzate in squadre con ruoli ben definiti, alimentavano il mercato clandestino con un flusso continuo di beni archeologici di grande valore. Questi oggetti venivano poi inseriti in canali di ricettazione sia in Italia che all’estero.

L’operazione si è conclusa con l’emissione di un’ordinanza di misure cautelari da parte del G.I.P. del Tribunale di Crotone, su richiesta della Procura della Repubblica di Crotone, che ha coordinato le indagini. Le misure hanno colpito 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione criminale dedita al danneggiamento del patrimonio archeologico, all’impossessamento illecito di beni culturali, alla ricettazione e all’esportazione illecita. Inoltre, sono state eseguite 80 perquisizioni nei confronti di altri soggetti indagati a piede libero.

La restituzione odierna dei beni culturali al patrimonio dello Stato è il frutto di un’operazione complessa, realizzata in stretta collaborazione con gli organi centrali e periferici del MiC, e ha visto l’impegno di militari e civili altamente specializzati, che hanno permesso di salvaguardare importanti testimonianze della nostra identità culturale, che raccontano la storia delle comunità locali e, di riflesso, la nostra stessa storia.


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