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Lavinia Bianchini e Alessio Lucaccioni, dei social e degli smartphone meglio paglia e forcone

Rispettivamente 15 e 24 anni di Città di Castello: la loro è una storia di amore per animali e natura

Meglio il forcone, il profumo della paglia e del fieno, il contatto con gli animali e le ore trascorse accanto a loro in stalla e nei prati, ai messaggi virtuali e “maratone” sui social attaccati allo schermo di smartphone, tablet e computer. Le belle storie di vita di Lavinia Bianchini, 15 anni ed Alessio Lucaccioni, 24 anni, unite dal comune denominatore dell’amore per tori, mucche, vacche e pecore sono senza dubbio emblematiche di un mondo, quello dei giovani, che riserva inedite sorprese capaci di scardinare stereotipi consolidati.

Per questa loro predisposizione alla vita dura, densa di sacrifici e talvolta di privazioni, propria dell’attività agricola ed allevatoriale, hanno ricevuto un premio speciale, il “Premio Maremma” (in onore e memoria di Antonio Lucaccioni, detto “Maremma”, storico allevatore e “sensale” simbolo per decenni di fiere e rassegne del settore), istituito dal comune di Citta’ di Castello nell’ambito Fiera di San Bartolomeo, una fra le più antiche fiere d’Italia in programma presso il parco Alexander Langer fino a questa sera, che riporta gli animali al centro dell’attenzione e mette in vetrina la realtà della zootecnia e dell’agricoltura, i volti e il lavoro degli allevatori e degli agricoltori, in particolare dei più giovani, i temi e le prospettive di settori vivaci e innovativi, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare un tessuto produttivo fondamentale per l’economia dell’Alta Valle del Tevere.

Un premio, in collaborazione Consorzio Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale e l’Associazione Allevatori dell’Umbria e Marche, che ogni anno sarà riservato a giovani, un uomo e una donna, “uno sguardo attuale sull’evoluzione dell’agricoltura e della zootecnica del territorio, grazie al quale è possibile far conoscere l’attività degli allevatori, il loro impegno per la tutela delle razze animali e dell’ambiente”. Le storie di Lavinia e Alessio sono davvero originali e per certi aspetti destinate a fare scuola. Due giovani, le loro famiglie ed attività agricole, allevamenti di razza chianina ed altri capi di qualità, che si tramandano da generazioni la passione e amore per questo lavoro in un “fazzoletto di terra”, nella zona sud di Citta’ di Castello, fra Badia Petroia e Lugnano, con oltre 130 capi di razza chianina, pecore ed altri animali di qualità, oltre 100 capi nell’Allevamento Francesco Fedeli, nonno di Lavinia e 30 capi dell’azienda agricola “Gigante” di Alessio Lucaccioni, collegata con la macelleria del padre Cesare, una vera e propria istituzione nella promozione della carne di qualità e della norcineria. Lavinia Bianchini, 15 anni, frequenta l’Istituto Leonardo Da Vinci di Umbertide, indirizzo Economico Sociale.

“Nella nostra famiglia – precisa il babbo, Daniele Bianchini – la maggior parte del tempo è trascorso insieme, facendo uscite ed esplorando il territorio che ci circonda, soprattutto con i nostri animali, nell’azienda del nonno Francesco Fedeli. Per mia figlia, la passione e l’amore per gli animali nasce fin da piccola, quando per la prima volta entrò nel ring con il nonno Francesco accanto al toro ad “Agriumbria” all’età di 4 anni: nei suoi occhi si vedeva l’amore ed il divertimento di stare lì. Con il trascorrere degli anni la passione aumentò, soprattutto quando per la prima volta entrò da sola nel ring sfilando con il suo amato Italo, il toro pluricampione che per lei è come un cagnolino. La passione per gli animali non è una cosa da tutti, molti ragazzi e ragazze gli dicono che è una passione “vecchia”, da maschi ..ma a lei tutto ciò non importa. Con il nonno Francesco – conclude – Lavinia ha un legame diverso da quello che ha con me e con con le altre persone. Loro due si capiscono a sguardi, gesti e sorrisi”. E lei, la baby allevatrice, subito dopo aver ricevuto l’ennesimo premio con il piglio di una veterana esclama: “si forse questa sarà la vita che vorrò fare dopo aver studiato.

Per ora è davvero bello stare fra gli animali col nonno in azienda e lasciare da parte telefonini e computer”, conclude Lavinia. Qualche anno in più per Alessio Lucaccioni, l’altro premiato che racconta con orgoglio la sua storia e le motivazioni che lo hanno spinto a rinunciare a serate in discoteca con gli amici, aperitivi e momenti di svago per dedicarsi a tempo pieno all’allevamento di “chianine” e pecore. “Ho conseguito il diploma di perito meccanico presso l’itis di città di castello e – dice Alessio – e dopo essermi diplomato ho iniziato da subito a mettermi in gioco nella macelleria di mio padre per poi successivamente riprendere in mano la vecchia azienda agricola che avevano creato mio zio Antonio (“maremma”) e mio nonno Aldo (“gigante”) ripartendo completamente da zero.

Questa passione mi è stata trasmessa da loro che sin da piccolo mi portavano in stalla a vedere gli animali e sul trattore. Il mio non è un lavoro ma una passione che mi è stata tramandata e che tramanderò a mio figlio: perché se non hai passione difficilmente riesci ad avvicinarti ad un mondo “delicato” come l’agricoltura , un mondo che non conosce feste, orari o ferie”. “Una passione – conclude Alessio Luaccioni – che a parer mio dovrebbe tornare più in voga tra i giovani d’oggi che sono forse troppe volte con il cellulare in mano: bisognerebbe imparare ad apprezzare da dove viene il cibo che abbiamo in tavola ogni giorno magari attraverso questo lavoro”. Il sindaco, Luca Secondi e l’assessore al Commercio e al Turismo, Letizia Guerri, nel sottolineare il bellissimo esempio di vita dei due giovani premiati, orgoglio per la comunità locale e non solo, hanno evidenziato l’importanza di “un appuntamento immancabile dell’estate a Città di Castello, che, grazie alla collaborazione dei più autorevoli rappresentanti del mondo della zootecnia e dell’agricoltura umbre e dell’Alto Tevere e dell’associazionismo cittadino, rievoca con numeri e novità, una tradizione della nostra terra che fa parte del vissuto e dell’identità della comunità tifernate”.

Fra le star a “quattrozampe” della Fiera del Bestiame di San Bartolomeo, c’è ancora lui, il toro “Italo”, 5 anni, con i suoi 16 quintali di peso e un’altezza di 1 metro e 90 al garrese (oltre 250 monte) di proprietà dell’azienda Francesco Fedeli (nonno di Lavinia) insignito alla rassegna nazionale Agriumbria, ed assoluto il protagonista della manifestazione. Acquistato dal noto allevatore tifernate alla qualificata asta Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne) il poderoso toro e’ il simbolo del made in italy della razza chianina e delle eccellenze del territorio.


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