
È disponibile a partire dal 26 ottobre, il podcast di Antonio Iovane “Meredith – Il delitto di Perugia” che ricostruisce in sette puntate – insieme ai protagonisti della vicenda, giornalisti, genetisti e attraverso numerosi audio d’archivio – tutta la storia del delitto avvenuto il primo novembre 2007, dalla scoperta del cadavere di Meredith fino alla sentenza della Cassazione, mettendo in evidenza discordanze, bugie, errori.
Si contraddice Rudy Guede, nelle sue diverse deposizioni, si contraddice Amanda, si contraddice Raffaele: prima sostiene che Amanda era rimasta a casa con lei, poi cambia versione sostenendo che era uscita di casa ed era tornata all’una e mezzo di notte, e smonta quindi il suo alibi.
“A quell’ora il delitto era già stato commesso – dice Mignini -, quella per noi rappresentò una chiara accusa nei confronti di Amanda”. Sollecito racconta, tuttavia, di avere semplicemente fatto confusione coi piani temporali: “Mi venivano a chiedere cose che riguardavano i giorni precedenti e quelli successivi, è normale che mi confonda e dica che non lo so se Amanda c’era o non c’era”.
A scontare l’unica condanna, alla fine, è stato Rudy Guede, oggi in libertà, il solo ad avere ammesso di trovarsi in quella casa, sebbene abbia sempre negato di avere preso parte all’omicidio. “Nonostante l’assoluzione – dice Sollecito a quindici anni dalla fine della vicenda – le motivazioni della Cassazione mi hanno lasciato molta amarezza in bocca. Hanno voluto dare una chance agli investigatori. Ma io ero a casa mia e di fatto c’era anche Amanda”.
Di diverso avviso, invece, il pm Giuliano Mignini, titolare della prima fase dell’inchiesta insieme a Manuela Comodi: “Sono stato sempre convinto che Amanda fosse presente lì e avesse assistito al delitto. Poi col tempo mi sono fatto l’idea di una partecipazione più diretta”.
Quello per il delitto di Perugia è un percorso processuale dove nulla è ciò che sembra e dove, paradossalmente, alcune prove verranno portate a sostegno delle tesi sia della difesa che dell’accusa. Ma è anche una vicenda dove la stampa e gli Stati Uniti, con Trump come capofila, non ancora presidente, hanno giocato un ruolo. “È stata creata questa narrativa – racconta Mignini -, Amanda è l’americana pura, la brava ragazza acqua e sapone, vittima della perversa Europa e di un inquirente medievale, che poi sarei io”.
Ma, più delle pressioni esterne, al centro di questa storia sono le prove controverse e le contraddizioni mai chiarite: dopo quindici anni, e nonostante una sentenza definitiva, tante cose nelle ricostruzioni ufficiali ancora non tornano.
© Riproduzione riservata