
La crisi energetica sta mettendo a dura prova gli italiani che temono già per l’inverno che sta per arrivare. Nei giorni scorsi, intanto, il Ministero per la Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani ha diffuso il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale”. È un documento di 15 pagine dettagliate che dovrebbero guidare i cittadini nel razionamento di gas per i prossimi mesi in cui si prospettano serie difficoltà.
“L’insieme delle misure di diversificazione illustrate nel Piano – spiega il MITE – consentirà nel medio termine (a partire dalla seconda metà del 2024) di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo e comunque di ridurre l’uso del gas in generale. Ferme restando tali iniziative, nel breve termine, al fine di risparmiare gas ed evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali anche in previsione della stagione 2023-2024, è comunque opportuno attuare un Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas”.
Il Piano redatto dal governo punta ad essere seguito nell’immediato, al netto delle misure di diversificazione prese dall’esecutivo ma che difficilmente saranno operative prima dell’anno prossimo. Basti pensare ai rigassificatori: quello di Piombino sarà operativo solo dalla prossima primavera mentre per Ravenna ci sarà da aspettare ancora di più. Senza rigassificatori, sarà impossibile incamerare le forniture da Congo, Angola, Qatar, Egitto, Nigeria, Indonesia, Mozambico e Libia.
“La riduzione della domanda di gas stabilita da questo Regolamento mira a realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia – si legge – intesi come maggiore gas a disposizione da iniettare in stoccaggio fino ad ottobre, e a minore erogazione dagli stessi stoccaggi nel successivo periodo invernale”.
Nel Piano sono previste inevitabilmente due misure di riduzione dei consumi. Il primo step è volontario e va adottato tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023, riducendo i consumi nazionali di gas almeno del 15%. “Ciò implica – spiega il Mite – che le misure volontarie di riduzione della domanda ammontano a 8,2 miliardi di Smc di gas naturale”. In caso di comunicazioni ufficiali da parte dell’UE entreranno in funzione “misure obbligatorie” che metteranno un tetto al consumo massimo di gas da parte di ogni Paese (con un calcolo complicato per le quantità). Il governo calcola che, in caso di allerta, l’Italia dovrà ridurre i consumi di ulteriori 3,6 miliardi di metri cubi di gas naturale. Totale: 11,8 miliardi di metri cubi.
L’esecutivo ha già avviato alcune pratiche per ridurre il consumo di gas che tutti dovranno attuare. Il governo ha inoltre massimizzato la produzione di energia elettrica tramite combustibili diversi dal gas, come il carbone, e cercato di accelerare sulle rinnovabili. Ha imposto misure di “contenimento del nel settore riscaldamento” con un decreto legge di marzo che ha ridotto i riscaldamenti e il raffrescamento nei locali pubblici.
Vuole inserire “un insieme di misure comportamentali nell’uso efficiente dell’energia“, cioè spiegare ai cittadini come “ridurre i costi della propria bolletta energetica, senza alcun effetto di rilievo sulle modalità del servizio”. Si tratta di campagne informative che cercheranno di convincere i cittadini a mettere in pratica indicazioni su base volontaria, sia a costo zero che con investimento iniziale, su cui però l’esecutivo non pare fare molto affidamento. “È stata considerata cautelativamente un’efficacia solo molto parziale, nel periodo di tempo considerato, delle misure comportamentali che presuppongono un investimento iniziale”.
Tra le misure ci sarà anche il contenimento volontario dei consumi nel settore industriale. Il governo ha avviato un dialogo con i produttori in questo senso. I tecnici del MITE prevedono che una parte dei risparmi di gas arriveranno anche dalle riduzioni “automatiche” prodotte dall’impennata dei prezzi: i gas costa troppo, così come l’energia, e le aziende si stanno riorganizzando nei cicli produttivi per consumare di meno.
“Per ridurre il consumo di gas rispetto al tendenziale – si legge nel piano – un contributo di diversificazione ulteriore rispetto all’apporto delle rinnovabili può essere ottenuto dalla massimizzazione della produzione di energia elettrica da impianti che usano combustibili diversi dal gas (carbone, olio combustibile e bioliquidi), già oggi sostenuta dagli alti prezzi dell’energia elettrica sul mercato”. Nel dettaglio, dal carbone ci si aspetta una riduzione di 1,8 miliardi di metri cubi di gas. Dai bioliquidi 2,1 miliardi di metri cubi.
Inoltre, si prevede “l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano”. Per la precisione, bisognerà ridurre di 1 grado il riscaldamento: 17°C con +/- 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 19°C con +/- 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici, comprese le case private. Il riscaldamento inoltre verrà acceso più tardi rispetto al normale (otto giorni dopo) e verrà spento in anticipo (sette giorni prima). I periodi, in base alla zona climatica, variano. In totale comunque per tutti saranno 15 giorni di riscaldamento in meno.
Infine, il governo chiede di ridurre di 1 ora la durata giornaliera massima di accensione dei riscaldamenti. Sono escluse da ogni limitazione le utenze sensibili come ospedali e case di riposo per anziani. L’intento è quello di modificare le abitudini degli italiani in tema di riscaldamento delle case e degli uffici. Ci saranno i controlli ma senza blitz dei vigili a casa “non essendo possibile avere un sistema di controllo puntuale del comportamento da parte dell’utenza diffusa”. Il piano prevede “controlli a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggiore consumo” e “una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato, monitorando a livello di reti di distribuzione gas cittadine la risposta degli utenti utilizzando i dati orari di prelievo 12 ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati”.
Nel Piano, il MITE prevede due tipologie di iniziative. Dei comportamenti a costo zero, che possono fare tutti i cittadini e comportamento che prevedono un investimento iniziale. Tra i comportamenti “a costo zero” da promuovere ci sono: la riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza,
non lasciare in stand by TV, decoder e DVD e la riduzione delle ore di accensione delle lampadine.
Tra i comportamenti “con investimento iniziale”, invece, ci sono: la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda e sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led.
Per spingere gli italiani ad attuarle è possibile che si possano realizzare degli incentivi, ma comunque servirà del tempo per capire se effettivamente porterà ai risparmi sperati. Per questo, per ora il governo ha calcolato solo 200 milioni di metri cubi, nella speranza di arrivare a 1 miliardi.
Oltre a queste, come spiegato, si potrebbe aggiungere un razionamento dei consumi nei settori industriali. Al momento il governo cerca di evitare questa ipotesi ma tutto dipenderà dalla sorte del conflitto e dalle scelte di Putin.
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