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“Ciao, ti ho inviato un codice per sbaglio, potresti rimandarmelo?”, occhio alla truffa su WhatsApp

Diversi anche gli umbri che hanno segnalato tentativi di truffa via sms: messaggi anonimi anche sull’app “Postepay”, a una donna di Cannara sottratti 8mila euro

Attenzione alle truffe online e su WhatsApp. A lanciare l’allarme è la Polizia Postale: “Attenzione al link inviato da un contatto presente nella vostra rubrica accompagnato da un messaggio tipo “Ciao, ti ho inviato un codice per sbaglio, potresti rimandarmelo?”, è un tentativo di phishing per sottrarre i dati e rubarvi l’identità. Infatti, rispondendo al messaggio potreste restare vittima di una truffa”, scrive la postale. Il codice inviato, spiega la Polizia, “consente ai cybercriminali di impadronirsi dell’account WhatsApp e di sfruttare il servizio di messaggistica per compiere ulteriori truffe. Utilizzando il numero di telefono della vittima, inoltre, i malviventi potrebbero avere accesso ai contatti salvati nella rubrica e innescando, così, una sorta di catena di Sant’Antonio”.

Per non cadere nelle truffe, ecco un vademecum appropriato: i codici che arrivano per sms sono strettamente personali e non vanno mai condivisi, anche se richiesti da un nostro contatto o da un amico o un familiare; non bisogna mai cliccare su eventuali link presenti negli sms; è consigliabile attivare la “verifica in due passaggi” disponibile nell’area “impostazioni-account dell’App” che ci permette di inserire un codice personale a sei cifre, che il sistema ci richiede al primo accesso e per tutte le operazioni di modifica che andremo a effettuare sul nostro profilo; se siamo caduti nella frode è necessario avvisare subito i nostri contatti di quanto ci è capitato in modo che non diventino potenziali vittime della catena;

Come fare per recuperare il proprio account: accedi a WhatsApp con il tuo numero di telefono e verifica il numero inserendo il codice a 6 cifre che ricevi tramite sms; una volta inserito il codice sms a 6 cifre, chiunque stia usando il tuo account verrà automaticamente disconnesso. Ti potrebbe anche essere richiesto di fornire il codice della verifica in due passaggi. Se non conosci il codice, la persona che sta usando il tuo account potrebbe aver attivato la verifica in due passaggi.

Phishing sulla postepay, cannarese derubata di 8.000 euro: denunciato un uomo

Proprio in questi giorni si è conclusa un’attività d’indagine condotta dai militari della Stazione Carabinieri di Cannara, dipendente dalla compagnia di Assisi agli ordini del capitano Vittorio Jervolino, che hanno denunciato un uomo perché si sarebbe reso responsabile del reato di frode e accesso abusivo ad un sistema informatico, cosiddetto phishing.

I fatti risalgono allo scorso mese di giugno, quando una donna, residente a Cannara, aveva denunciato ai Carabinieri l’ammanco sul proprio conto corrente postale di circa 8.000 euro. Nella denuncia, la donna raccontava di aver ricevuto dei messaggi anonimi sull’app “Postepay” con cui le veniva comunicato il blocco della carta di pagamento e le veniva richiesto di fornire i codici di accesso al conto per procedere allo sblocco. La donna, in buona fede, aveva inviato i codici, non sapendo che dietro quei messaggi non c’era un regolare operatore del supporto tecnico, bensì un uomo che, secondo la ricostruzione dei Carabinieri, avrebbe poi utilizzato quei codici per accedere al conto della vittima ed effettuare un bonifico di 8.000 euro sul proprio conto corrente.

L’uomo è stato quindi denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Perugia per l’ipotesi di reato di frode informatica. Il phishing, tradotto in italiano “pescare”, è un fenomeno in costante aumento che consiste nel trarre in inganno l’ignara vittima con SMS o e-mail, convincendola a consegnare le proprie credenziali o i propri codici personali, che vengono poi utilizzati per prelevare denaro da conti online o simili.
I Carabinieri raccomandano di prestare sempre massima attenzione e di non fornire mai i propri dati personali, specie se bancari, ad interlocutori sconosciuti, anche se apparentemente affidabili.

Foto: Freepik


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