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Padre Enzo Fortunato, dalla città delle bombe alla città della pace

Lo struggente ed emozionante ritorno da Kiev fino alla tomba di San Francesco ad Assisi

Dalla città delle bombe alla città della pace. Padre Enzo Fortunato nei giorni scorsi ha compiuto un viaggio da Roma e fino in Ucraina varcando i confini dell’Ungheria fino a Leopoli – Kiev – Maripoul. Il ritorno da Kiev, momento intenso e struggente, è stato raccontato da HuffPost Italia attraverso le parole del francescano.

“È ora di ritornare. Ci dicono che la situazione può diventare pericolosa da un momento all’altro. Partiamo nel cuore della notte, attraverso strade sterrate con l’impressione continua di perderci. Incrociamo check point, tra sacchi di sabbia, ferri anticarro, bracieri accesi. A volte sembrano vere e proprie trincee, allestite non solo all’ingresso di grandi città ma anche di piccoli paesi e villaggi. Il camion ora è vuoto, ma la mente è piena di domande. Perché la guerra e non la pace? Perché la guerra e non la pace per un lembo di terra, per il potere?

L’unica luce è la luna, che illumina il percorso. Ritornano in mente i versi di Gianni Rodari: «Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma, chissà se è la stessa o soltanto sua sorella…». A volte incrociamo militari che ci ringraziano, in altri casi la tensione li rende arroganti e scortesi: più volte ci fanno riaprire le porte del camion, chiedendoci se portiamo armi. Varchiamo i confini quando ci arriva la notizia dei bombardamenti nella regione di Leopoli. Il pensiero va ai frati di Sant’Antonio, alle famiglie incontrate, al giovane fotografo freelance. Contatto subito Fra Nicolas. Ci parla di cinque missili lanciati su vari obiettivi, il più importante dei quali è una struttura ferroviaria nei pressi della stazione centrale, snodo vitale di tutto il traffico ferroviario occidentale e crocevia di migliaia di profughi. Le esplosioni si sono sentite distintamente in tutta la città e vicino alla stazione si è alzata una lunga nuvola di fumo. Ci sono sei morti e diversi civili feriti. Forse hanno ragione i frati: questa guerra sarà ancora lunga. Nella tarda mattinata arrivo ad Assisi: dalla città delle bombe alla città della pace.

Il primo pensiero è correre davanti alla tomba di San Francesco, fermarmi e deporre lì tutto il dolore raccolto. Mentre viviamo un momento di silenzio e di preghiera, Emiliano ed Andrea, i miei compagni di viaggio, sprofondano in un pianto liberatorio. Il cuore si stringe. Torno in ufficio, dove trovo nuovi pacchi di giocattoli per bambini che la brava gente ha inviato. La prendo come una conferma. Bisogna ripartire e organizzare presto un nuovo viaggio per allietare, per quanto possibile, il dolore del popolo ucraino. La notte della guerra è ancora lunga. E niente più delle parole di Paul Celan dicono di questo dolore.

Splendore, che non vuole confortare, splendore.
I morti – loro implorano ancora, Francesco”.


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